Cè un equivoco di fondo da parte di alcuni musicisti, secondo i quali una musica può oggi definirsi originale e aggiornata alla condizione di utilizzare le più aspre dissonanze, armoniche, dinamiche, strutturali. La modernità di tale concezione riesce poco comprensibile se si pensa che era già superata cinquantanni fa, con autori come Stockhausen.
A ben guardare, il problema di fondo che si cela dietro tali posizioni, che attualmente manifestano un epigonismo di maniera dellavanguardia postbellica, affonda le radici proprio nel metodo di quellavanguardia, che, mossa dallesigenza di rinnovare il vocabolario sonoro, affermò una pratica compositiva che muoveva da concetti e procedimenti tecnici anzichè da idee di natura musicale, come avvenuto in tutta la storia precedente attraverso motivi, temi, ritmi, armonie.
La generazione attuale dei compositori sente la necessità di riavvicinarsi ad un rapporto più spontaneo con la composizione, dal suono alle grammatiche del discorso, fino agli aspetti formali più ampi; si presentano peraltro infiniti modi di approcciare il problema: i più adottano atteggiamenti di banale natura pseudo-naif, destinati a sfociare in risultati di puro intrattenimento, altri hanno effettivamente proposto percorsi e punti di vista originali e davvero fecondi.